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Ciak, si Ischia!

Ovvero di come, durante approfondite ricerche sulla cultura isolana, si approdi all’Ischia Film Festival e a un mondo nuovo

 

“È un piccolo miracolo”, così mi viene presentato il festival del cinema che, da tre lustri, illumina con le sue proiezioni a cielo aperto le serate estive dell’isola.
Da subito, l’Ischia Film Festival si rivela infatti più di una semplice manifestazione dedicata alla settima arte, bensì una fucina di idee, un evento che trova la sua chiave di volta nella valorizzazione del territorio e nell’unione in un unico luogo di autori, spettatori e tecnici nel nome del cinema.

 

Dietro le quinte dell’Ischia Film Festival: giusto una sbirciata

L’avventura ha inizio nel 2002, con la nascita dell’associazione Art Movie e Music: da quel giorno, anno dopo anno, centinaia di cortometraggi, lungometraggi e documentari provenienti da tutto il mondo sono stati selezionati per una settimana di proiezioni. Si popola così la programmazione ufficiale, che vive accanto a quella di opere fuori concorso e omaggi dedicate ai grandi personaggi del cinema.

“È un festival straordinario, soprattutto rispetto alle risorse con cui viene realizzato: nel corso degli anni sono passati da Ischia dodici premi Oscar e svariati David di Donatello”, mi racconta Boris Sollazzo, al suo esordio come co-direttore al fianco di Michelangelo Messina, storico fondatore della manifestazione. “Arrivo dopo aver apprezzato per anni il Festival da giornalista e la mia idea è quella di partire approfondendo le cose positive che sono state fatte. Del resto, con Michelangelo sappiamo che è l’unione tra le menti a fare la forza”.
Quale fosse, e sia tuttora, il denominatore comune di una selezione tanto vasta è espresso al meglio nel manifesto dell’evento:

Valorizzare, attraverso il racconto filmico, l’identità culturale e paesaggistica di un territorio.

Una valorizzazione che non avviene in un luogo e in un momento affatto casuali: da un lato, Ischia è essa stessa scenografia di incomparabile bellezza per numerose opere, dal grande al piccolo schermo; dall’altro, film, serie tv e documentari diventano essi stessi veicolo di promozione turistica e culturale, nonché stimolo per la curiosità di di turisti e viaggiatori.

 

La location: elemento filmico e spazio di riflessione

Concetto chiave di tutto l’IFF, nonché anima che ha spinto alla creazione dell’evento sin dagli esordi, è insomma quello della location, ovvero l’insieme dei luoghi che sono scelti e utilizzati per l’ambientazione di un film, documentario o serie tv.
Inoltre, una delle sezioni fondamentali del festival è quella della Location Negata: le opere in concorso “raccontano il territorio violato dalle contraddizioni della civiltà e del progresso”, colpiti da eventi naturali o conflitti, nei quali evidenziare diritti e sogni degli individui che qui vivono.

“Quest’anno puntiamo ad allargare il concetto di location, da intendere non solo come paesaggio e identità culturale, ma ragionando sul suo significato in due modi”, continua Sollazzo. “Il primo è quando la location diventa protagonista del film, ed è dovere del nostro festival raccontarla. Ad esempio, un film che si svolge tutto su un treno o in un’auto rende questi due ambienti dei protagonisti e non solo una scenografia”. Non solo l’occhio della cinepresa mette a fuoco quindi la rilevanza della location nel percorso del film, ma pure si invita lo spettatore a focalizzare l’attenzione sul ruolo chiave delle ambientazioni.
“Il secondo è il fatto che dobbiamo parlare anche delle location in cui si usufruisce il cinema, cercare di andare anche oltre tutto ciò che è cinema, ma non è considerato tale in modo ortodosso. Parlo delle serie tv oppure di prodotti ibridi come i documentari. A mio parere bisogna uscire dagli schemi locali e guardare oltre”, conclude.

“Nella settimana del festival, vorrei che Ischia fosse una sorta di centro in cui ragionare sul concetto di location in tutto il suo potenziale, come luogo di cinema, nel cinema e per il cinema” — Boris Sollazzo, co-direttore IFF

A questo proposito, è doveroso ricordare che l’IFF è un tassello importante di un progetto ancora più grande, titolato in modo emblematico Cinema&Territorio e portato avanti proprio dall’associazione Art Movie e Music. Tale progetto vuole essere una risposta concreta all’urgenza di salvaguardia delle peculiarità paesaggistiche, architettoniche e culturali di un territorio, utilizzando come mezzo la produzione cinematografica e documentaristica.
Anche per questo motivo, ogni anno il festival ospita la BILC (Borsa Internazionale delle Location e del Cineturismo), favorendo non solo lo scambio culturale, ma anche opportunità commerciali e turistiche derivanti proprio da quello che viene definito cineturismo.

 

Il turismo cinematografico, anzi “cineturismo”

In effetti, la bobina che mi trovo a srotolare è molto più lunga di quando potessi pensare all’inizio. Innanzitutto, stando a quanto vengo a scoprire:

Il cineturismo è una delle tante nicchie del grande mercato turistico caratterizzata da un’utenza che si reca in visita alle location cinematografiche e televisive — www.cineturismo.it

In seguito, dettaglio non trascurabile, questo neologismo è coniato proprio a Ischia e da Michelangelo Messina, in occasione di un convegno del 2003 nell’ambito dell’IFF.
Non c’è da stupirsi quindi se, proprio per la presenza del già citato progetto Cinema e Territorio, debuttano e si istituzionalizzano sull’isola i primi tour ispirati al cinema, oggi capillarmente diffusi in tutta Italia così come all’estero, proposte che prevedono anche lo sviluppo di specifiche competenze e la nascita di nuove figure: la figura della guida cineturistica è solo un esempio, è necessaria anche una vera e propria mappatura e catalogazione di film e serie tv ambientati in un dato territorio, la presenza di location manager e l’organizzazione di veri e propri percorsi tematici, il tutto integrato nell’offerta turistica. Quindi, che si vogliano scoprire i luoghi de Il commissario Montalbano in Sicilia o provare ad afferrare la magia di Harry Potter nei paesaggi dell’Inghilterra, la filosofia di fondo rimane la stessa.
E rappresenta una notevole opportunità.

 

“Doppio sogno”: Ischia nel cinema

A proposito di cineturimo, come già ribadito, la stessa isola è stata protagonista di numerosi film nel corso della storia, dei generi più diversi.
Quali sono i film ambientati a Ischia? Che si tratti di un’ambientazione esplicita o solamente del valorizzare scenografie naturali, sono i più diversi. Eccone solo alcuni, tanto per sottolineare l’eterogeneità del fatto:

 

Una sala cinematografica a cielo aperto

Ma Ischia non è solo appannaggio di registi, attori e tutte le altre figure intente ad aggirarsi per il set. Nella settimana dell’IFF, quella che è una scenografia naturale e architettonica di rara bellezza ospita proiezioni, mostre e incontri. Fulcro del festival è sono le chiese e le terrazze del Castello Aragonese, dove le proiezioni iniziano appena dopo il tramonto:

 

Il programma dell’Ischia Film Festival 2017

Quest’anno, il Presidente dell’Ischia Film Festival è il regista Krzysztof Zanussi, già vincitore del premio alla carriera nell’edizione 2006. E, a proposito di questo riconoscimento, ce n’è un altro indelebile nella memoria dei cinefili (e non), una colonna portante del cinema che lo ha ritirato proprio un paio di anni or sono e recentemente scomparso: Pasquale Squitieri, al quale è dedicata una retrospettiva.
Proprio oggi il programma dell’Ischia Film Festival si è arricchito con l’annuncio delle opere in concorso per le quattro categorie (lungometraggi di finzione, cortometraggi, documentari e Location Negata). Tutti gli aggiornamenti sono presenti sul sito ufficiale del festival www.ischiafilmfestival.it, comprese schede dei film e guide alle proiezioni.

In un universo dove Ischia è al centro e l’universo ruota intorno (autocit.), è comprensibile la definizione più volte letta e ascoltata di “isola felice del cinema”, dove ragionare su quanto arte e territorio abbiano reciprocamente da dirsi e da darsi, arricchendo chiunque sia coinvolto nel processo creativo, nella divulgazione e nella stessa fruizione delle opere.
Insomma sì, per citare lo stesso Boris Sollazzo, questo è “un piccolo miracolo”.

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