Site icon Scribacchina.it

Un paio di pensieri su Festivaletteratura

Celebrare i legami, tra gli uomini e con il territorio, con qualche riflessione ispirata da diversi scrittori contemporanei: uno sguardo su Festivaletteratura 2019.

Q ualche giorno fa, sono tornata per le strade del centro storico di Mantova, dove le piogge non hanno fermato l’edizione 2019 di Festivaletteratura. Il mio luogo preferito? Le bancarelle dei libri usati sotto i portici, ovviamente: è bello pensare che quei volumi abbiano una storia, spesso davvero longeva, e che possano continuarla fin nelle nostre mani.
Del resto, Festivaletteratura è speciale. Lo stesso Dave Eggers, che ha chiuso l’evento con un incontro la sera dell’ultimo giorno, sostiene che di tutti i festival letterari che frequenta, e non devono essere pochi, raramente trova la stessa passione che c’è a Mantova. Qui, di riflessioni se ne fanno parecchie. Eccone alcune, scritte su una panchina a qualche giorno di distanza.

Le riflessioni di Festivaletteratura

Tra gli spunti raccolti tra le vie di Mantova (e sui social), eccone alcuni:

Un ricordo avviene e poi scompare, la scrittura invece resta.
— Erri De Luca

La scrittura deve suonare, deve essere senza paura.
— Dorothy Allison

Una cosa che mi è stata detta quando ho iniziato a scrivere è di pensare prima a che effetto si vuole creare nel lettore e poi lavorare per conseguire quell’obiettivo. Avere sempre la testa piena di immagini, musiche e suoni è importante per me.

— David Nichols

La memoria è un materiale di resistenza rispetto al mercato molto potente. E aggiungo che i libri sono un aiuto per recuperarla, per questo sono importanti.
— Dacia Maraini

Saramago non nacque scrittore: era nato in una famig di analfabeti, imparò a scrivere nell esercito. Unico caso di utilità di una guerra.
–Pilar del Río Gonçalves

Non ci sono solo loro, ovviamente. Qualche nome? In rigoroso ordine alfabetico, Margaret Atwood, Tom Gauld, Ian McEwan, Paolo Rumiz, Jonathan Safran Foer, Elif Shafak, Wole Soyinka, Colson Whitehead e molti altri.
Forse è proprio questa l’importanza del festival, per parafrase quanto detto durante l’incontro tra Michela Murgia ed Elif Shafak: celebrare il legame tra gli esseri umani, le empatie e le amicizie.

Luoghi e storia si intrecciano

A proposito di legami, c’è anche quello con il territorio, che a Mantova prende corpo in una vera e propria simbiosi. A Festivaletteratura, l’interazione tra luoghi e storia diventa parte viva del dibattito, come durante gli incontri con Éric Vuillard su La guerra dei poveri (tradotto da Alberto Bracci Testasecca) o con Lorenzo Pavolini sui pericoli delle ideologie.
Nel centro di Piazza Sordello sorge anche la biblioteca temporanea, come ogni anno curata da Luca Scarlini, Una città in libri: Tirana. La capitale albanese è una città dove convivono caduta delle ideologie novecentesche e tensione verso il futuro, dove si sono intrecciati i conflitti brutali che hanno dilaniato l’europa e sono germogliate opere letterarie e artistiche uniche al mondo, custode di una tradizione antica, in bilico tra Oriente e Occidente, tra identità nazionale e cosmopolitismo. Quale miglior luogo per parlare di letteratura?
Così, Nella Tenda dei Libri, sono raccolte oltre 160 opere alla scoperta di questa città e di un intero Paese letterario, oltre alla narrativa anche saggi, libri di storia, memoir, ma anche poesia, teatro e libri per bambini e ragazzi.

Il racconto di sport e letteratura

Sport e letteratura sono intrecciati in un legame antico e qui a Festivaletteratura c’è grande spazio. Nel programma spicca uno sportivo ed esempio come Alex Zanardi oppure l’incontro alla scoperta di chi sia stato veramente Fausto Coppi, uomo e campione, simbolo di un’epoca. Lo spazio dedicato per la maggior parte a questo tema (diluvi permettendo) è la Lavagna, il luogo principe della divulgazione scientifica che qui è en plein air, con lezioni dedicate ad algoritmi, machine learning e scienze applicate, come la tattica sportiva e le innovazioni di gioco di sport quali calcio, tennis, rugby e basket.
Così, Marco Pastonesi racconta la storia e le imprese del rugbista Jonah Lomu. In questo sport, dove l’apporto dove ciascun giocatore diventa fondamentale, tassello di un lavoro di squadra verso la conquista della meta, più forte dell’ego individuale, vera e propria metafora di vita. Emanuele Atturo racconta la nascita del tennista universale, allo scoperta di uno sport tattico ma violento, un po’ come la boxe… ma senza contatto. Con la differenza che il tennis è uno sport solitario e anche il macigno della sconfitta va portato da soli per questo ci si deve temprare, nel fisico e nella mente, come un vero guerriero. Qualche riflessione sul tiro da tre nel basket è curata invece da Daniele v. Morrone, che narra di come una regola semplice possa cambiare, stravolgere, tutto: quel che accade quando la NBA, nella stagione 1979/1980 ha introdotto la “linea da tre punti”. Da questo momento non solo tattiche di gioco, ma studi, calcoli, strategie degne delle più grandi battaglie storiche.

Bonus: le cover di Mattotti per il New Yorker

Nella Casa di Rigoletto in Piazza Sordello si tiene invece la mostra Lorenzo Mattotti. Covers for the New Yorker (curata da Melania Gazziotti), dove rivivere la collaborazione tra il grande illustratore e la storica rivista, con protagonisti i pastelli realizzati per 32 copertine e alcuni disegni commissionati per articoli di attualità e cultura.

Exit mobile version