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Barbara Rubin, l’alchimia narrativa di “The Shadows Playground”

Ecco il terzo disco di Barbara Rubin, polistrumentista raffinata, che cesella in prima persona ogni dettaglio dell’album, dalla composizione alla produzione.

Ascoltare un disco, come leggere un libro, è affidarsi a una storia, lasciarsi guidare nell’ignoto. Così accade con The Shadows Playground di Barbara Rubin, un album dove un amalgama di colori strumentali dissimili, eleganza dei versi, arrangiamenti puntuali danno vita a un racconto avvolgente.
Polistrumentista raffinata, Barbara Rubin dosa in modo sapiente gli equilibri tra il pianoforte, guida spirituale dell’intero lavoro, e gli archi, rappresentati da viola e violino, per approdare agli inserti di chitarra e alla ritmica di basso e batteria. Dalla composizione alla produzione, realizzata nel suo Neraluce Studio, è proprio la musicista a cesellare l’intera opera, nove brani, nove racconti.

I nove racconti di The Shadows Playground

È la linea melodica del pianoforte a guidare i brani del disco, ne è un esempio (emblematico) proprio Piano Works, che racchiude già nel titolo una sorta di dichiarazione d’intenti. Subentrano poi gli archi, come in Clouds che, in pochi minuti, sembra voler racchiudere i temi dell’intero disco: l’onirico, le emozioni più profonde, l’infinito. Similmente, Seven prende le sembianze di una vera e propria suite. Qui compaiono anche i cori di Andrea Giolo, unico artista maschile presente in alcuni bravi del disco. Infatti, accanto a quella della cantautrice, è presente anche un’altra linea vocale, quella di Veronica Fasanelli, coinvolta nell’origine di un dei brani più coinvolgenti del disco: Helen’s World. Annunciata dagli archi, la canzone si dipana su di una vocalità sospesa, un lamento crescente che ben presto dà vita a un intreccio polifonico ipnotico, straniante. Questo brano, inoltre, è ispirato al romanzo Heresy di Hais Timur, proprio come altri due brani del disco, Sleeping Violin e La ballata degli angeli, a costruire un trittico finale, una sorta di invocazione che proprio su piano e archi impernia la propria forza.

A proposito del numero tre, The Shadows Playground è il terzo album in studio di Barbara Rubin che, con vigore aggraziato, continua il percorso dell’autoproduzione, dalla composizione alle finiture, dalle registrazioni al mastering. Una dedizione artigianale, un esempio di padronanza della materia che illumina chi, come lei, la musica la respira ogni giorno.

Ascolta The Shadows Playground di Barbara Rubin su Spotify:

Immagine in apertura di Ebuen Clemente Jr (Unsplash).

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