Nasce La Revue Dessinée Italia: la forza del graphic journalism, con un approccio etico e slow. Giornalismo e fumetti indagano e approfondiscono le storie di oggi, in contrasto a frenesia e superficialità.
De La Revue Dessinée Italia si inizia a parlare circa un anno fa, quando il progetto compie i primi passi alla ricerca di sostenitori. Il pensiero va subito alla rivista francese da cui prende ispirazione, La Revue Dessinée appunto, e soprattutto al mondo del graphic journalism, un mondo dal potenziale pressoché sconfinato, spesso sottovalutato. L’idea di combinare strumenti e approccio giornalistico a immediatezza e libertà espressiva della grafica non è solo affascinante, ma consente di riflettere su temi, stili, interlocutori per raccontare il presente nella sua complessità.
Nel nostro paese, si parla di graphic journalism da (appena) una quindicina d’anni, soprattutto grazie a prove autoriali di grande valore, eppure il connubio tra giornalismo e fumetto sembra ancora relegato ai margini. La Revue Dessinée Italia vuole scardinare questo preconcetto: mette il contenuto al centro, si slega dalle logiche di mercato attuali e pone l’accento sull’importanza di raccontare storie, di farlo con figure professionali competenti e utilizzando un linguaggio in grado di arrivare a chiunque.
Le inchieste della Revue Italia nascono dalla collaborazione tra due figure, giornalista e fumettista, con un accorgimento: è la componente giornalistica a prevalere su quella autoriale, le storie sono protagoniste. Nello stesso numero, sono trattati temi diversi, a evidenziare le sfaccettature della realtà, senza trascurare ciò che fatica ad apparire nei media, come le esperienze locali, a volte invisibili.
Nella prima uscita, si parla di emergenza climatica, rinascita del territorio, narcoterrorismo, calcio sociale, nuovi orizzonti della pornografia e della Tav Torino-Lione, tutto in 230 pagine dense di idee e riflessioni, senza pubblicità.
La rivista, un appuntamento trimestrale, nasce dall’iniziativa di Massimo Colella, art director che vive in Francia da vent’anni, lavora nell’ambito di fumetti, illustrazione e animazione (tra i fondatori, anche il giornalista Andrea Coccia e i fumettisti Lorenzo Palloni e Alessio Ravazzani): ho chiacchierato con lui del progetto, di origini e orizzonti, ricordando l’importanza di fermarsi e riflettere, sempre.
Partiamo dal principio. Come nasce La Revue Dessinée Italia e quali sono i punti in comune, le differenze con la rivista francese?
Sono abbonato alla Revue francese dall’inizio e, da quando la seguo, non mi sono mai disiscritto; ho visto crescere il progetto, evolvere. Oggi è un gruppo di quattro riviste: la Revue, Topo, per i ragazzi, XXI e 6 Mois, dedicate ai reportage e al fotogiornalismo.
Alla Revue sono stati i primi a intraprendere, in Francia, il graphic journalism a livello professionale, sia dal punto di vista fumettistico sia giornalistico: l’originalità è nella collaborazione tra queste due figure. In Italia, chi si occupa di graphic journalism è un fumettista, ha armi del mestiere diverse da quelle del giornalista, un altro approccio.
Nel mondo ci sono vari esempi di graphic journalism: se pensiamo a Joe Sacco, che ha aperto la strada, è un fumettista e giornalista, combina in sé le due figure. L’idea della Revue è che gli autori stiano dietro le quinte, mettano in scena le storie tentando di mantenere il più possibile un distacco. L’ideale di obiettività è ovviamente utopistico, però l’opinione degli autori non viene detta, si prova a far parlare i protagonisti, raccontare storie.
Ciò che stiamo facendo, in Italia, è cercare vicende legate alle piccole realtà territoriali, che si prestino a un’espressione globale.
È un lavoro enorme, una sfida. In Francia ci sono un altro tipo di mercato e un’altra cultura a livello fumettistico mentre, quando ho iniziato a parlare di una Revue Dessinée in Italia, ci siamo accorti di un vuoto. Inoltre, vogliamo collaborare sia con figure già di esperienza sia con giovani fumettisti, giornalisti alle prime armi, tentando di fare da laboratorio, aprire strade per tutti.
La Revue Dessinée francese è stata fondata da fumettisti e autori, non da imprenditori: lo spirito che anima il progetto è autoriale e fa piacere vedere questa creatura arrivare anche in Italia.
A proposito di graphic journalism, secondo te, rispetto agli altri media, qual è la sua vera forza?
È la forza del fumetto: poter rappresentare tutto. Ciò che non si può mostrare con altri media, con il fumetto lo puoi visualizzare. Da un punto di vista cronologico e storico, puoi rappresentare il passato: ad esempio, nel fumetto del primo numero sull’emergenza climatica, partiamo da personaggi vissuti tre, quattro secoli fa. Filmare questa scena sarebbe stato molto complesso e costoso, sulle tavole invece è molto immediato. Idem per il futuro: possiamo immaginare tutti i mondi possibili, le diverse evoluzioni e così via.
C’è sempre un lavoro di semplificazione del linguaggio, innanzitutto per farlo entrare negli spazi disponibili. Ad esempio, il lavoro con i giornalisti è questo: riceviamo i testi e cominciamo a scremare fino a poterli adattare, tradurli nel linguaggio digeribile da un panel di lettori più ampio possibile.
Non vogliamo specializzarci verso un certo tipo di lettore, vogliamo parlare a chiunque: il fumetto permette di accedere a un pubblico molto vasto. In Italia, è considerato come una lettura per ragazzi, noi vogliamo un po’ cambiare questa visione, allargandolo anche agli adulti che cercano contenuti più solidi, impegnati.
Il valore aggiunto è sfruttare le qualità insite al fumetto che altri media non posseggono.
Ci sono due elementi della Revue Italia che trovo interessanti: il raccontare realtà locali, vicine al lettore, come notavi tu prima, e poi la presenza, insieme ai fumettisti, dei giornalisti professionisti. Mi piacerebbe approfondire questo punto, anche in relazione al tema dell’autorevolezza dell’informazione.
Il fatto di collaborare con giornalisti professionisti è fondamentale, ed è la parte di cui si occupa il mio socio Andrea Coccia, anche lui giornalista. Quando abbiamo chiesto ai professionisti di lavorare con noi, hanno accolto la proposta con un entusiasmo incredibile, perché anche per loro è un modo altro di raccontare storie e raggiungere un pubblico che non possono raggiungere con altri media.
La forza è quella di una credibilità in più rispetto a chi fa graphic journalism solo come osservatore esterno. I nostri giornalisti vanno a indagare sul campo ed evidenziano aspetti che magari non sarebbero stati scovati da nessuno, perché appunto possiedono gli strumenti del mestiere per contattare le persone giuste ed entrare nelle reti giuste.
L’altro valore, che secondo me dà spunti di riflessione, è che il fumetto di fiction punta più sull’evasione e la distrazione. Se invece hai voglia di qualcosa che ti arricchisca intellettualmente, la nostra rivista ha molto materiale: quando hai letto tutte le storie, una decina di fumetti per 230 pagine, hai una grande varietà di spunti su tematiche completamente diverse.
L’idea è non fare una rivista monotematica, ma in ogni numero trattare argomenti completamente diversi tra loro, in modo da poter interessare persone differenti. Ci sono anche moltissimi spunti che possono poi essere approfonditi grazie ai riferimenti alla fine di ogni fumetto, due pagine con informazioni complementari in cui diamo note bibliografiche e altre indicazioni.
È un approccio completamente diverso al fumetto e al giornalismo, che in Italia non esiste ancora. Può dare ispirazione ad altri modelli simili, questa è una via che noi stiamo percorrendo e che trovo molto appassionante.
Questa riflessione si collega a un altro aspetto da non trascurare: il tema della carta. Il vostro formato è molto legato alle tematiche trattate: devo avere il tempo di leggere, approfondire, cercare spunti. Evidenzia la necessità di fermarsi per riflettere.
Esatto, qui entriamo nello spirito dello slow journalism, fare le cose con lentezza e prendere il tempo di leggerle con calma. Sulla Revue Dessinée Italia ci sono storie molto dense di informazioni, non le puoi scrollare su Instagram: il supporto libro per me rimarrà sempre quello che ti permette di assimilare meglio la quantità di informazioni che è troppo densa da digerire nel flusso continuo del web.
Certo, i social servono per comunicarci, ma mai abbiamo pensato di fare una versione digitale: sono storie che vanno lette su carta, non c’è un’altra fruizione. Sono storie da leggere e rileggere, e siamo slow sia nella lettura sia nella produzione: occorre molto tempo per fare un numero, per cui tendiamo a scegliere storie non di attualità, non il genere di racconti che trovi sui social, ma storie ad ampio raggio, che non scadano.
Ho la collezione dei 35 numeri della Revue francese e ogni tanto me li vado a rileggere, perché ci sono storie di sei, sette anni fa ancora valide, attuali, che non puntano sulle hot news.
Ad esempio, uno dei reportage è sui lavori della Tav Torino-Lione: sappiamo che è un soggetto che andrà avanti ancora per molto, quindi abbiamo raccontato tutta la vicenda.
Parlando proprio di bulimia informativa, binge watching e le varie modalità di fruizione che tendono a far perdere il senso di ciò che è davvero un prodotto culturale, il vostro è un lavoro diluito nel tempo anche a livello di distribuzione.
Noi puntiamo sia sulla vendita in libreria sia sugli abbonamenti, il vantaggio dell’abbonamento è che ti arriva la rivista con un paio di settimane di anticipo. Ti posso dire che, da abbonato della Revue, è una cosa meravigliosa: essere tra i primi a riceverla, mentre nessun altro ce l’ha, è una cosa che ti dà una soddisfazione incredibile, un piacere effimero, ma importante. Quando ti arriva è un regalo che ti dà un piacere davvero feticista.
Per la Revue Italia, il numero arriva a casa ogni tre mesi, i tempi sono larghi.
Puntiamo anche sull’impatto visivo delle copertine. Lavoreremo sempre con illustratrici e illustratori di spessore, che non sono gli stessi a firmare i fumetti, proprio per attirare, ad esempio in libreria, anche chi non conosce per niente la rivista.
Infatti c’è tutto l’aspetto emozionale: non sei un semplice abbonamento tra i tanti, ma sei una persona, vera.
È il tipo di rapporto che abbiamo tentato di stabilire dall’inizio con il crowdfunding e la ricerca di sostenitori: ci abbiamo messo la faccia, abbiamo detto chi siamo, da dove veniamo, che siamo tutti fumettisti e appassionati di fumetti, che abbiamo voglia di fare qualcosa di importante sia per il fumetto sia per il giornalismo.
Le condizioni di lavoro precarie sono molto simili in entrambi i mondi, quindi già il fatto di annunciare sin dall’inizio, in modo trasparente, quanto sarebbero stati pagati i nostri collaboratori è un plus, una questione di rispetto per dei mestieri di cui conosciamo il valore. Devo dire che il feedback è stato super incoraggiante, si è percepito benissimo questo spirito di cambiamento e il tentativo di innalzamento dell’asticella il più alto possibile, anche in Italia.
Il mondo del fumetto italiano è molto vasto e molto ricco per talenti, iniziative, festival, scuole però a livello di mestiere la considerazione è sempre legata a quell’immaginario di fumetto da edicola, mentre esiste un altro tipo di fumetto, che in Francia è già ben affermato. In Italia lo affermeremo noi, a questo punto!
Il nostro vantaggio è avere una linea tracciata dalla rivista francese: niente pubblicità, niente Amazon, niente accordi con editori che ci potrebbero obbligare a chiudere l’occhio su certe tematiche. È un tentativo, per ora la risposta è molto incoraggiante.
Dove trovare La Revue Dessinée Italia?
Sul sito www.larevuedessineeitalia.it, al Salone del Libro di Torino (dal 19 al 23 maggio 2022) e, da giugno, in libreria.
Immagine in apertura: la copertina del primo numero della Revue Dessinée Italia, disegnata da Andrea Serio; nel testo: un’immagine dell’inchiesta di Ferdinando Cotugno ed Emanuele Racca, il sommario.