O di quando basta svoltare l’angolo per incappare in una delle biblioteche più antiche d’Irlanda
Se c’è una cosa che si impara sui libri di antropologia, da Bronislaw Malinowski a Margaret Mead, è quanto siano straordinarie le isole e quanto altrettanto abbiano da rivelare agli occhi del mondo.
In quanto tale, l’Irlanda non scherza e, del resto, non è un caso che nel suo grembo siano nati scrittori e musicisti che hanno influenzato il mondo intero, così come una miriade di donne e uomini che, attraversando il mare, hanno conquistato con lo spirito irlandese mezzo ecumene (e oltre).
Inoltre, in secoli di storia travagliata, la sua essenza è immutata: quella di una terra che porta chiunque approdi lì alla scoperta (di luoghi, sensazioni o anche di se stessi sta ai protagonisti raccontarlo).
E bastano, ad esempio, pochi giorni a Dublino per confermare questa teoria: qualche passo alle spalle della St. Patrick’s Cathedral, crocevia di turisti e rotte di bus, c’è un luogo che sin dalla prima occhiata è pronto a entrare nei posti preferiti di sempre (specie dei bibliofili): la Marh’s Library.
Questa non è solo un’antica biblioteca pubblica, ma pure uno dei rari edifici del XVIII secolo che ancora persegue lo scopo per cui è stato edificato, mentre prendeva forma dai progetti di Sir WIlliam Robinson.
Primo passo. Una volta varcata la soglia, il paragone con la Long Room del Trinity College scatta spontaneo: ma qui è tutto più intimo, avvolgente come l’odore dei libri e del legno, umano.
Secondo passo. Scambiando qualche parola con il custode, che accoglie i visitatori seduto a un vecchio tavolo di legno, è possibile scoprire che su quello stesso piano ha studiato James Joyce e che, da qualche parte, è conservata una prima edizione del Dracula di Bram Stoker.
Terzo passo. Quella che nasce è la voglia di restare lì dentro abbandonando il concetto di tempo
L’idea dell’Arcivescovo
Ebbrezza a parte, l’idea di fondare la biblioteca venne a un certo Narcissus Marsh: è grazie all’arcivescovo di Dublino se oggi sono stipati qui migliaia di volumi antichi e ad alto tasso di intoccabilità. A quanto racconta il signore seduto al tavolo, molti di questi volumi sono ancora lì dove furono collocati nel 1707, anno dell’apertura, sulle stesse mensole di rovere scuro.
Dettaglio non trascurabile, la biblioteca nasce come luogo gratuito e aperto a tutti, stranieri compresi, anche se è facile intuire che chi usufruiva di tale servizio era dotato di un’istruzione più o meno approfondita.
Il percoso all’interno della biblioteca
Appena entati, nella Prima Galleria, si cammina già tra decine di migliaia di libri, appartenuti al teologo Edward Stillingfeet, che spaziano dalla storia alle scienze, passando per la giurisprudenza e i classici. Nella sala lettura che segue sono invece presenti i volumi di Elias Bouhéreau, un ugonotto fuggito dalla Francia nonché primo curatore della struttura. Si arriva poi alla Seconda Galleria, cuore della biblioteca che pulsa tra le pagine della collezione privata di Marsh con testi in aramaico, arabo, ebraico e molte altre lingue, vero culto dell’arcivescovo. Sono presenti anche i libri del vescovo John Stearne, tra poesia e teatro. In poche parole, un’esaustiva raccolta dello scibile umano, di quelle che fanno venire voglia di tornare a casa e piangere in un angolo, raggomitolati accanto alle proprie librerie.
Una curiosità: sono esposti anche diversi libri che presentano degli strani segni, come se la carta fosse esplosa. Sono questi resti di pallottole, conficcati lì dentro dalla Rivoluzione del 1916.
Il fantasma di Marsh
E fantasmi? Ne abbiamo.
La leggenda narra che una nipote del fondatore della libreria si innamorò del capitano di una nave, unione vista poco di buon occhio dall’arcivescovo. I due decisero tuttavia di fuggire ma, prima della partenza, la ragazza scrisse una lettera chiedendo perdono allo zio e la nascose in un libro. Marsh non ha mai trovato quella lettera così preziosa e sembra che il suo spettro vaghi per la libreria notte dopo notte, alla strenua ricerca di quello scritto.
Oggi la biblioteca è un ente benefico, che sopravvive grazie a donazioni e stanziamenti del Department of Arts, Heritage and the Gaeltacht. E che sorprende chiunque segua le indicazioni che conducono nelle sue stanze.
Grazie a Evita che mi ha portata fuori e rimessa nel mondo reale con la prospettiva di una birra: era il giugno del 2016. Le immagini della gabbia e del volume di legge canonica sono tratte dalla Pagina Facebook della Marsh’s Library, la foto in apertura e le altre sono state fornite direttamente dal Dr Jason McElligot, curatore della biblioteca.
Il sito ufficiale è www.marshlibrary.ie
Ms Maria O’Shea and Dr Jason McElligott, I will always be grateful for your kindness and support.