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Gary Oldman vince l’Oscar, per la prima volta, dopo essere stato vampiro, poliziotto corrotto, mago, Beethoven e mille altri volti. Alla buon’ora, Hollywood!

G ary Oldman è un dogma. Nel suo talento attoriale, nella sua capacità di dare vita a personaggi e stati d’animo, nei suoi anni di devozione al proprio lavoro non si può far altro che credere ciecamente e senza mettere nulla in discussione.
E finalmente, a un paio di settimane dal sessantesimo compleanno, nel corso di un carriera che ha ispirato attori quali Johnny Depp e Christian Bale e dopo decine di film, l’Academy si accorge di dovergli un meritato Oscar, nella fattispecie quello come miglior attore protagonista per L’ora più buia.

Una delle caratteristiche che più hanno contribuito a far salire Gary Oldman sull’altare dei maestri è la sua varietà drammatica, una dedizione per ciascun ruolo fonte di metodo, disciplina e talento che lo rende in grado di animare pressoché qualsivoglia personaggio, senza lasciar sfuggire la minima sfumatura alla performance.
A dirla tutta, scorrendo il catalogo dei ruoli firmati Oldman, quello che si nota da subito è la massiccia presenza di cattivi: eppure, a uno sguardo più approfondito, emerge qualcosa in più. I suoi non sono infatti semplicemente caratteri malvagi, coniati nella loro ostilità nei confronti dello svolgersi della vicenda e opposti a un protagonista, bensì personaggi a tutto tondo. Oldman è infatti in grado di portare alla vita, all’occhio dello spettatore così come alla sua pancia, conflitti personali, sentimenti contrastanti, emozioni vivide e persino silenzi drammatici. Un esempio, scelto a caso, è il ruolo di Vlad Ţepeş, il Dracula interpretato per Francis Ford Coppola: eroe, amante, vendicatore, nostalgico, disperato, redento. Tutto in un paio d’ore di film.
A proposito di filmografia, la varietà drammatica si applica anche a una varietà di generi, dal costume al thriller, dalla commedia al dramma, con una dedizione per studio del carattere e immedesimazione nel suo universo, psicologico e contestuale, che va oltre i limiti, persino fisici. Un po’ come quando, per interpretare il bassista dei Sex Pistols, Sid Vicious, si sottopone a una dieta tanto ferrea da mandarlo all’ospedale.
In poche parole, Gary Oldman è l’essenza rock del cinema stesso: allo stesso tempo fuori dagli schemi, in grado di travalicare le forme canoniche, di fare propri gli strumenti dell’arte drammatica e reinventarli, di sottoporre se stesso a una devozione senza confini.

Il risultato è che la filmografia di Gary Oldman sia infinita, pertanto scegliere i film preferiti risulta impossibile. Nonostante questo, e lasciando fuori titoli come Dead Fish, Romeo Is Bleeding, True Romance o la Lettera scarlatta, è possibile pescarne dieci. I dieci film più rock di Gary Oldman, con le loro citazioni incise nell’oro.
In ordine cronologico.

Sid & Nancy

di Alex Cox, 1986

Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols: Gary Oldman non lo interpreta semplicemente, bensì si trasforma in lui, in ogni cicatrice, accordo e delirio. La storia di una delle icone del punk, e della sua compagna Nancy Spungen, è una parabola dalla ribellione all’abisso più nero e osservare Oldman sullo schermo vuol dire lasciarsi afferrare e trascinare giù nella spirale per ciascuna scena. Una nota, in particolare: l’attore interpreta due brani dei Sex Pistols, I Wanna Be Your Dog e My Way, cantandole con l’anima.

Citazione: You wanna fucking die?!

Rosencrantz e Guildenstern sono morti (Rosencrantz & Guildenstern Are Dead)

di Tom Stoppard, 1990

Direttamente dai palchi teatrali, Stoppard porta al cinema una commedia che vede protagonisti due personaggi minori dell’Amleto, interpretati rispettivamente da Gary Oldman e Tim Roth. Considerato spesso più adatto al palco che allo schermo, proprio per la sua struttura narrativa, nel dubbio il film vince comunque un Leone d’Oro come miglior film. E qui la drammaticità di Gary Oldman emerge in una commedia dall’impianto classico, tentando di unire il linguaggio del cinema a quello dell’arte teatrale.

Citazione: I think I have it. A man talking sense to himself is no madder than a man talking nonsense not to himself.

JFK – Un caso ancora aperto (JFK)

di Oliver Stone, 1991

Il procuratore Jim Garrison indaga sull’assassinio del presidente Kennedy. Il killer? È Lee Harbey Oswald, subito arrestato e ucciso nella centrale di polizia di Dallas. Gary Oldman ha a disposizione poche scene, una manciata di istanti nei quali trasudare letteralmente intensità, e non solo: a livello fisico, la somiglianza con l’assassino è sorprendente.

Citazione: I am not resisting arrest! I am not resisting arrest!

Bram Stoker’s Dracula

di Francis Ford Coppola, 1992

Più che un film, una sinfonia di elementi cinematografici: musiche, costumi, scenografia e sceneggiatura. A proposito di quest’ultima, sono le pagine del capolavoro di Stoker a fornire la materia prima, liberandosi da decenni di iconografia per tornare al corpus narrativo originale (più o meno). In questo film, Oldman è Vlad nelle mille sfaccettature di uomo e bestia: invincibile guerriero, creatura della notte, raffinato principe catapultato nella moderna Londra vittoriana. Che indossi la sua armatura scarlatta, disegnata da Eiko Ishioka, o si trasfiguri in un pipistrello, la sua interpretazione travalica i confini della passione.

Citazione: I am nothing, lifeless, soulless, hated and feared. I am dead to all the world… hear me! I am the monster that breathing men would kill. I am Dracula!

Amata immortale (Immortal Beloved)

di Bernard Rose, 1994

Ludwig Van Beethoven, eccolo: ma non il compositore celebrato nella sua gloria, bensì l’uomo emarginato dalla società viennese per i suoi eccessi, il malato che, a causa della sua sordità, non solo non riesce a comunicare con gli altri ma pure affronta in modo ostinato la composizione delle sue opere, con tutte le sofferenze. In poche parole, il lato più nascosto di uno degli artisti più universalmente noti. Una scena da cui lasciarsi conquistare su tutte, è quella in cui egli accenna la Sonata al chiaro di luna appoggiando al piano la testa, per captare le vibrazioni di una musica che, a poco a poco, non riesce più ad ascoltare.

Citazione: It is the power of music to carry one directly into the mental state of the composer. The listener has no choice, it is like hypnotism.

Léon

di Luc Besson, 1994

Due ore di film che coniano una delle pietre miliari del cinema. Per l’occasione, Gary Oldman è uno dei tre personaggi fondamentali, accanto a Jean Reno (Léon, per l’appunto) e Natalie Portman (la giovane Mathilda): l’agente corrotto della DEA, Norman Stanfield. In realtà, il personaggio ha due altri lati non proprio raccomandabili: è leggermente impulsivo e tossicodipendente dalla testa ai piedi. Oldman, nelle sue vesti, caratterizza un uomo pura essenza di follia e malvagità, estremizzando ai massimi vertici la sua anima tossica e imprevedibile, in ogni inquadratura.

Citazione: I like these calm little moments before the storm. It reminds me of Beethoven.

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban)

di Alfonso Cuarón, 2004

J.K. Rowling ha creato una vera e propria mitologia e uno come Gary Oldman non può che farne parte per tre capitoli cinematografici (questo è l’esordio, a cui seguono Harry Potter e il calice di fuoco e Harry Potter e l’Ordine della Fenice). Il suo personaggio è Sirius Black: non uno qualsiasi, bensì il legame più stretto che il protagonista, Harry, abbia con i propri genitori scomparsi. Leggere la descrizione di Sirius Black tra le pagine della Rowling e poi trovarsi sullo schermo l’interpretazione di Gary Oldman, rasenta lo shock: capelli aggrovigliati, occhi brillanti, eleganza nascosta da anni di prigionia.

Citazione: But know this: the ones that love us never really leave us. And you can always find them in here.

Il cavaliere oscuro (The Dark Knight)

di Christopher Nolan, 2008

La trilogia su Batman di Nolan meriterebbe non solo un discorso a parte, ma una monografia intera. Sotto lo sguardo del regista, Gary Oldman porta in vita il Commissario James Gordon, la sua moralità inattaccabile, le sue disillusioni e il suo spirito di sacrificio nel proteggere Gotham City, in un rapporto non sempre di totale fiducia e accettazione di Batman. Ed è questa la forza dell’attore, il riuscire a portare sul grande schermo non una semplice figura dei fumetti, un personaggio di sicuro buono, ma con il proprio bagaglio di tormenti e insicurezze, nel pieno di un percorso insidioso per seguire il proprio ideale di giustizia; anche il rapporto con lo stesso Cavaliere Oscuro è complesso e mai scontato, e tocca i propri vertici nel senso di colpa per aver causato, in un episodio della trilogia, la sua condanna.

Citazione: Because he’s the hero Gotham deserves, but not the one it needs right now. So, we’ll hunt him, because he can take it. Because he’s not our hero. He’s a silent guardian. A watchful protector. A dark knight.

La talpa (Tinker Tailor Soldier Spy)

di Tomas Alfredson, 2011

Tanti saluti a James Bond! Arrivano da Tomas Alfredson quando decide di portare sul grande schermo il thriller di John Le Carré, pubblicato a metà degli anni ‘70. Nel film, Oldman è George Smiley, un ex agente dei servizi segreti MI6, impegnato a divincolarsi in un doppio gioco nel bel mezzo della Guerra Fredda. Un uomo dedito al suo lavoro ma immerso nella propria aura riflessiva, agli antipodi del classico 007, tanto che sono forse più i suoi silenzi a dare idea al film. Per questo film ha una nomination all’Oscar, che però gli viene soffiata da Jean Dujardin con The Artist.

Citazione: And that’s how I know he can be beaten. Because he’s a fanatic. And the fanatic is always concealing a secret doubt.

L’ora più buia (Darkest Hour)

di Joe Wright, 2017

Una figura come quella di Winston Churchill, complessa, misteriosa, controversa, non può che ispirare pagine di letteratura e sceneggiatura, soprattutto negli ultimi anni. Del resto, pensare all’uomo che ha sconfitto il Terzo Reich da un lato e che, dall’altro, pare stesse a guardare i bombardamenti su Londra godendosi un bicchierino, non può che essere intrigante. Sembra più che mai necessario un istrione: sullo schermo, Oldman è pressoché irriconoscibile. Lo è con chili e anni in più che gli gravano addosso mentre, nel suo sguardo, nel tremito delle labbra e nella voce, lo stesso peso è quello dell’incombente fine del mondo e delle libertà.

Citazione: Those who never change their mind never change anything.

Immagine in apertura di John Bauld.

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

2 commenti

  • Silvio ha detto:

    Veramente quando vinse l’oscar per aver interpretato Winston Churchill, Gary Oldman aveva sessant’anni. Dopo aver letto una simile boiata, non ce l’ho fatta ad andare avanti.

    • Samantha Colombo ha detto:

      Ciao Silvio! Grazie mille per aver segnalato l’inesattezza, è importante sapere che ci sono lettori preparati e, inoltre, disponibili a utilizzare un po’ del loro tempo per contribuire nella diffusione della cultura. Una buona giornata!

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