Le opere di Maria Lai e Franca Sonnino, da materiali e gesti quotidiani alle vette dell’arte contemporanea.
C on le sue opere, Maria Lai tesse il legame tra arte contemporanea, elaborazione di un linguaggio universale, ricerca espressiva che prende forma dalla materia e dai gesti quotidiani, per arrivare dritta alle emozioni dell’osservatore.
Considerata una maestra della fiber art, le opere di Maria Lai sono state protagoniste di innumerevoli rassegne ed esposte nelle maggiori gallerie internazionali, dalla Biennale di Venezia di un paio di anni fa a Documenta di Kassel e Atene, passando per gli Uffizi. Il prossimo anno, approderanno invece al MAXXI di Roma, per una retrospettiva.
Non sono meno incisive quelle realizzate da Franca Sonnino, nata Coen, sua discepola e attualmente tra le principali esponenti dell’arte che, dalla materia tessile, diventa riflessione più ampia.
Il tessile non è una materia estranea in quel di Busto Arsizio (ne so qualcosa, essendoci nata in quella che veniva chiamata la Manchester italiana). Proprio qui, sorge anche il Museo del Tessile, e non potrebbe esserci una sede più adatta per custodire le opere di due artiste straordinarie.
Chi sono Maria Lai e Franca Sonnino
Maria Lai nasce in Sardegna, a Ulassai, un secolo fa: il 27 settembre 1919. Già da bambina, nei periodi trascorsi per motivi di salute in isolamento, scopre quelle che saranno due costanti nel corso della vita: il disegno, adora scarabocchiare sui muri, e le storie, che non smette mai d’inventare. La sua produzione si fonderà su questi due cardini, tenuti ben fermi da una sensibilità artistica fuori dal comune. La Lai, inoltre, tende quasi all’annullamento della persona dell’artista, una volontà di dissoluzione del suo stesso nome, in favore delle tracce che lascerà nelle opere. Questa riflessione è bene espressa nel documentario che la vede protagonista, Aim To Infinity, nel corso del quale dichiara anche:
L’arte mi ha dato molto di più, mi ha dato l’ansia di infinito.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, Maria Lai conosce le difficoltà dell’inserimento e dell’accetazione delle donne nel mondo dell’arte, senza esserne tuttavia scoraggiata. Approcia l’arte tessile e, negli anni ’70, iniziano le prime mostre importanti. Negli anni ’80 esplora le opere geografiche e inizia le serie dei libri cuciti, testimonianza di una curiosità inarrestabile, per approdare poi alle prime opere sul territorio, come Legarsi alla montagna. In particolare, questa è la prima opera di arte relazionale, che vede il pubblico non solo semplice fruitore, bensì partecipante attivo alla creazione, con esplicite connotazioni sociali.
Come si sono incontrate Maria Lai e Franca Sonnino, l’altra protagonista della mostra?
La loro amicizia tra signore dell’arte è quanto di più naturale possa esistere. Durante il soggiorno romano della Lai, la Sonnino è la sua vicina di casa nel quartiere della Balduina. Qui, divide le giornate tra famiglia e curiosità per la silenziosa dirimpettaia, sempre al lavoro. Così la Sonnino inizia a frequentare un appartamento crocevia di artisti.
Il rapporto tra maestra e allieva sfocia ben presto in amicizia, un rapporto che durerà anche quando la Lai tornerà nella sua Sardegna.
Tra gli insegnamenti lasciati alla Sonnino, quella frase che sempre la Lai ripeteva alle donne: “usa le mani per fare oggetti inutili, non cose utili”. Nascono così, nell’ambiente famigliare, quelle opere d’arte che ora viaggiano per i musei del mondo.
Due figure unite da un filo sottile eppure infrangibile, dalla potenza e poesia della materia.
La mostra al Museo del Tessile di Busto Arsizio
La mostra Maria Lai e Franca Sonnino. Capolavori di fiber art italiana ruota intorno a quell’elemento che lega entrambe: il filo. Un filo che lega non solo la produzione artistica, ma pure la loro amicizia e un sodalizio artistico.
Di Maria Lai sono esposti nelle due sale del Museo del Tessile i fili, declinati in quadri, collage, scritture su stoffa e geografie: come già anticipato, queste ultime evidenziano la ricerca inarrestabile della Lai che, con semplici linee cucite, rappresentare meridiani e paralleli terrestri, traducendo su stoffa la propria sete di curiosità. Sono poi presenti numerosi disegni, dei quali molti inediti: alcune righe tracciate a matita o china sottolineano una potenza del tratto. Arrivano poi, ma non certo per importanza, i libri: ne sono esposti undici, realizzati dalla fine degli anni Settanta con un caleidoscopio di materiali, quali stoffa, caolino, creta refrattaria bianca, smalto, oro e velluto.
Di libri sono anche presenti quelli di Franca Sonnino, in filo di ferro e di rocchetto, volumetrici, gonfi, ma che sopportano il peso di una catastrofe ecologica incombente Nella sua opera, il filo esce dal domestico per entrare in una dimensione nuova, come avviene con i grattacieli: una donna che costruisce case, quando la casa è iòl suo regno ma anche l,a sua prigione. Arrivano poi le fasce degli anni novanta, realizzate con ferri da maglia
Ad accompagnare la visita, un estratto del documentario Aim To Infitity (Ansia d’infinito), realizzato dalla regista romana Clarita Di Giovanni, anche autrice del testo critico che accompagna la mostra. Il video rappresenta una raccolta di immagini e interviste, durante le quali la stessa Lai si racconta, che lo rendono l’opera più completa sull’artista
Maria Lai e Franca Sonnino. Capolavori di fiber art italiana
Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio (VA)
Dal 3 febbraio al 3 marzo 2019
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