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ArteRaccontare

Anish Kapoor e il comandamento della trasformazione

By 29 Dicembre 2023Nessun commento

La mostra si Anish Kapoor a Palazzo Strozzi di Firenze è l’occasione perfetta per immergersi nel mondo dell’artista, un mondo che poggia sul comandamento della trasformazione.

L’incontro con l’arte di Anish Kapoor è un’esperienza allo stesso tempo avvolgente e sconvolgente. Varcare la soglia di Palazzo Strozzi, dove ha sede la mostra curata da Arturo Galansino, significa immergersi nella totalità di un luogo che racchiude integrità e frammenti, armonie e discordanze, volumi ed entropie. E come dopo ogni viaggio degno di essere vissuto, si portano con sé piccole tracce in grado di cambiare il nostro modo di vedere le cose.

Irreale e inverosimile nell’arte di Anish Kapoor

Il titolo della mostra di Firenze è di per sé eloquente, un nome seguito da due aggettivi: Untrue Unreal.
Nelle opere di Kapoor irreale e inverosimile trovano infatti un punto di contatto, una scintilal da cui scaturisce l’invito ad abbandonare la percezione solita della realtà e abbandonarsi a una nuova prospettiva. In questa dimensione, solo qui, l’impossibile prende forma.
Da sempre Kapoor è un’artista che guizza lontano dalle etichette, immergendosi piuttosto in una visione dell’arte che prende forza dal rigore delle forme architettonica, dalla potenza espressiva della scultura, dall’infinito potenziale dei cromatismi della pittura per gettare lo sguardo oltre l’orizzonte delle cose. Così può giocare con superfici riflettenti, abbattere pareti, ridimensionare gli spazi suscitando in chi guarda curiosità, meraviglia, persino una sottile inquietudine.
Le certezze fanno parte del passato poiché nel presente, di fronte a un’opera di Kapoor, esiste solo il nostro rapporto con lo spazio e il tempo, la percezione fisica del mondo, l’effetto straniante sulla mente e sul cuore di un’arte nuova.

Tre opere della mostra di Palazzo Strozzi

A Palazzo Strozzi le opere sono divise in nove stanze, più un’installazione realizzata appositamente per il cortile, Void Pavilion VII.
Da subito si resta impressionati al cospetto di Svayambhu (2007), un termine sanscrito utilizzato per definire ciò che si genera in autonomia, il “sorto da sé”. Un monumentale blocco di cera scarlatta si muove impercettibilmente grazie a un motore invisibile, l’opera si auto-genera ed è in continua, mutevole trasformazione. Inoltre non è solo il materiale a essere plasmato, ma pure l’architettura che attraversa, occupando due stanze su un percorso di una ventina di metri, sembra cambiare. Nascita e morte, pace e violenza, vuoto e materia si uniscono in sintesi perfetta. 


In omaggio a La colonne sans fin (1973) di Constantin Brâncuși, Endless Column (1992) dell’artista sembra invece infrangere i limiti architettonici del palazzo, suggerendo l’idea di trapassare pavimento e soffitto verso l’infinito. Il pigmento rosso vivo crea così non solo una sensazione di movimento, ma pure uno slancio che, dalla realtà terrena, sembra davvero raggiungere lo spazio più lontano.
Sembrano quasi all’opposto le grandi pietre di ardesia rivestite di pigmento blu di Prussia che riposano nel Piano Nobile. Angel (1990) ricorda pezzi di cielo caduto e solidificato, una sorta di fusione tra opposti, tra incorporeo e materico. 

Se l’arte ha a che fare con qualcosa, è senz’altro la trasformazione. Si tratta di cambiare stato alla materia. 

Anish Kapoor

La mostra Anish Kapoor. Untrue Unreal, curata da Arturo Galansino, è visitabile a Palazzo Strozzi (Firenze) fino al 4 febbraio 2024. Per info: www.palazzostrozzi.org

Immagine in apertura: Svayambhu; photo: Wilfried Petzi ©Anish Kapoor. All Rights Reserved SIAE, 2023.

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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