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A Chernobyl, fragilità degli equilibri e sfruttamento delle risorse sono catturati dall’obiettivo di Gerd Ludwig.

È l’1.23 del mattino del 26 aprile 1986. Alla centrale nucleare V.I. Lenin, nell’attuale Ucraina, si innesca il disastro di Chernobyl. Durante un test di sicurezza, una sequenza irrefrenabile di errori umani, lacune tecniche e difetti strutturali porta all’esplosione del reattore 4. La conseguenza? Un disastro su scala mondiale, che abbandona le terre russe, raggiunge il blocco sovietico continentale, abbatte la cortina di ferro e getta nel terrore l’occidente.
Di recente, una serie tv ha ricostruito questi eventi di cui molti hanno un chiaro ricordo. All’epoca avevo sei anni ed ero affascinata dall’ignoto che si nascondeva a oriente, un mondo che irrompeva così nella mia vita in modo inatteso. E non solo nella mia, ovvio.

Gerd Ludwig: il fotografo di Chernobyl

Un tale Gerd Ludwig, lo stesso giorno di aprile, forse non immagina di legare la propria esistenza all’oblast di Kiev. Nato 39 anni prima ad Alsfeld, in Germania, la sua vita è dedicata alla fotografia: il suo maestro è Otto Steinert e le sue foto compaiono tra le pagine di testate internazionali, da Stern a Time, da Life a Der Spiegel.
Un anno dopo la caduta del Muro, inizia una collaborazione con il National Geographic che lo porta tra le macerie dell’Unione Sovietica. Sul campo, documenta la dissoluzione e i cambiamenti e non può ignorare Chernobyl, tra i simboli del crollo socialista: si reca qui per la prima volta nel 1993 e, in occasione del secondo viaggio, nel 2005, è il primo occidentale ad addentrarsi nel ventre della centrale, fino a sfiorare il reattore 4. Torna altre volte, non trascura Pryp”jat’, la città fantasma a pochi chilometri dalla centrale, e l’obiettivo immortala non solo un ambiente abbandonato ma illustra due temi fondamentali nella sua poetica: fragilità e sfruttamento. Da un lato emerge infatti il precario equilibrio della natura in cui l’uomo vive, dall’altro i rischi di uno sfruttamento energetico sempre più sconsiderato. Tutto questo mentre la forza della natura avvolge di nuovo Chernobyl, espropriando la presenza umana che appare così parassitaria.

La mostra su Chernobyl con le foto di Gerd Ludwig

La mostra Chernobyl: l’ombra lunga. Fotografie di Gerd Ludwig è ospitata negli spazi di ONO Arte Contemporanea di Bologna e presenta 14 fotografie. Gli scatti documentano certo la situazione all’interno della centrale e nei dintorni ma aiutano una riflessione più profonda, che abbraccia lo sfruttamento delle risorse, l’effimerità dell’ambiente e la fragilità del mondo, temi che sfoceranno, nel corso di quest’anno, in ujna personale di Gerd Ludwig.

Chernobyl: l’ombra lunga. Fotografie di Gerd Ludwig
ONO arte contemporanea
via Santa Margherita, 10 – Bologna
dal 23 gennaio al 15 febbraio 2020

Immagini in questa pagina: © Gerd Ludwig.

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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