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La mostra di Enzo Mari come riflessione sulla forza di un’idea, sul valore di un simbolo e su un’intera epoca di cambiamento radicale.

È il 9 aprile 1973. Quel giorno, Enzo Mari mette nero su bianco un paragrafo di storia della cultura (e non solo), come sanno ben fare i grandi. E lo fa con le sue opere, inaugurando a Milano la mostra Falce e martello. Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe.

Falce e martello, il valore dell’idea oltre il segno

Tutto nasce da un esercizio. A Giuliana Einaudi, una studentessa, viene proposto lo studio di uno dei simboli più noti, utilizzati, abusati: la falce e il martello. Comincia così una ricerca che non trascura niente, dai graffiti ai volantini, passando per le comunicazioni istituzionali dei partiti. Da qui, si passa quindi alla progettazione di un nuovo simbolo, con particolare attenzione all’estetica. La conclusione? Il valore della forma non incide sul significato, il significante soccombe all’idea stessa.
Ecco allora i protagonisti della mostra, la falce e il martello: sono presenti come entità singole, oggetti di uso comune, ma anche riprodotti in una scultura, su bandiere serigrafate, nella riproduzione in serie di una litografia che vanta 168 simboli.
Quella sera del 1973, si accende ovviamente un dibattito in sala e, solo dopo la discussione, inizia la proiezione di Comitati politici – Testimonianze sulle lotte operaie in Italia nella primavera del ‘71, il film realizzato dallo stesso Mari con il Gruppo di Lavoro e degli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. La pellicola, sparita per anni, è riemersa dopo lunghe ricerche e digitalizzata dall’Archivio Home Movies di Bologna.

La mostra di Enzo Mari alla Galleria, oggi

Oggi, quasi mezzo secolo dopo, la mostra viene riproposta nello stesso luogo del suo debutto. Gli anni Settanta, che oscillano tra mitizzazione degli ideali, contrasti ideologici ancor oggi insanati e il buio, spesso ancora fitto, sugli episodi di cronaca locale e nazionale, conoscono così una rilettura. Dalle immagini di Mari, emerge uno spaccato della vita culturale milanese e italiana, in un periodo che ha visto crollare certezze per cambiare radicalmente la realtà individuale e sociale, da ogni punto di vista.
Con la mostra, fedelmente ricostruita, è presente anche la versione digitale del film sopra citato, oltre a un volume di Humboldt Books, curato da Nicola Pellegrini e scritto da Bianca Trevisan e Riccardo Venturi. Si tratta non sono di una riproduzione del catalogo originale, ma anche di una selezione di materiali d’archivio, tra fotografie e rassegne stampa, che ricostruiscono il quadro storico-culturale dell’epoca.
La ricostruzione è avvenuta con la collaborazione tra due archivi, quello della Galleria Milano e quello di Enzo Mari.

Enzo Mari. Falce e martello
Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe
Galleria Milano
Via Manin 13, via Turati 14 (Milano)
Dal 10 settembre al 28 novembre 2020, ingresso libero
Per info: www.galleriamilano.com

Immagine in apertura: prova della bandiera, 1973 (Galleria Milano, ph Aldo Ballo); nella galleria: litografia a due colori e serigrafia, 1972 (Galleria Milano e artista), la sera  del dibattito, 1973 (Galleria Milano, ph Arno Hammacher); immagine singola: Falce e martello, installation view mostra 1973 (Galleria Milano, ph Carla Pellegrini).

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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