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La prima personale di Jacopo Benassi in un museo, Vuoto, è un’elegia punk del fotografo spezino

Dallo studio dell’artista alle strade di città, attraversando volti, corpi e anime: le fotografie di Jacopo Benassi abbattono il confine tra soggetto e spettatore, immortalano la realtà e la plasmano tra contrasti, senza tabù, senza remore, per un lavoro intriso di emozione e potenza.
Oggi, è possibile ammirarle nella prima personale dedicata a Benassi da un museo, dall’emblematico titolo: Vuoto. Il vuoto diventa infatti un preciso richiamo alla condizione dell’artista, al suo offrirsi senza filtri all’esposizione, una concessione senza distacco allo spettatore. Così, dagli strumenti di lavoro agli scatti più emblematici di una lunga carriera, ecco un’immersione completa nel lavoro di un fotografo unico, nella sua catarsi.

Jacopo Benassi fotografo? È punk

La storia di Jacopo Benassi come fotografo inizia alla fine degli anni Ottanta con il primo, emblematico, scatto: un gruppo punk in un centro sociale dello spezino, la sua terra. Proprio in questo contesto iniziano a germinare i tratti distintivi della sua fotografia, che trae nella cultura underground ispirazione, visione e tecnica.
A proposito di punk, anche gli scatti di Jacopo Benassi non conoscono mediazione, vanno diretti a colpire il bersaglio: la profondità di campo viene abbandonata, il flash sostituisce la luce reale per imprigionare sulla pellicola contrasti, verità, piegandola al servizio dell’immagine. Anche i soggetti arrivano da questo universo, una babele di suoni e volti, un caos nel quale difetti e anomalie costruiscono un equilibrio caravaggesco.
Piccola nota a margine: Benassi gestisce il club Btomic, fucina di cultura e crogiuolo di individui, qui immortala musicisti, stilisti e artisti di ogni genere che finiscono anche tra le pagine delle riviste.
Tuttavia, il suo sguardo, con il passare del tempo, esce dalle tinte notturne per spingersi oltre, scende in profondità puntando all’individuo: l’indagine del corpo si spinge alla documentazione di rendez-vous sessuali, i suoi ritratti sono un’elegia della decadenza, tra corpi mutilati e antiche statue spezzate. Così, l’indagine sull’uomo e sulla sua espressività tocca anche l’autoritratto e la performance, quest’ultima legata, come per il famoso primo, fondamentale, scatto, alla musica.

Ospitata dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, Vuoto è la prima personale in un museo dedicata a Jacopo Benassi ed è curata da Elena Magini.

Vuoto, Jacopo Benassi
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
Per info: www.centropecci.it

Immagine in apertura Pogo, nel testo Brutal Casual, entrambe di Jacopo Benassi.

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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