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Tra gli innovatori di inizio Novecento, André Derain è stato ispirazione per generazioni di artisti, a torto dimenticato. Oggi torna in mostra, a Mendrisio.

Ogni rivoluzione, è vero, ha i suoi protagonisti ignoti, spesso dimenticati, nomi sbiaditi tra i libri, a volte nemmeno scritti. Per quanto riguarda la storia dell’arte, tra gli innumerevoli, uno di questi è sicuramente André Derain, geniale e poliedrico, ispiratore di una moltitudine di geni del Novecento, per anni caduto nell’oblio. Prendendo le mosse dall’impressionismo, volge il suo sguardo oltre, coniando lo stile fauvista e approcciando il cubismo già alla sua alba; devoto alla pittura, in particolare modo a quella figurativa, sperimentatore con la scultura, appassionato di teatro, inquieto, è uno sperimentatore controcorrente, un rivoluzionario.

Derain e i suoi sodali: Matisse, Picasso Braque, Giacometti

Nei primi anni del secolo scorso, Andre Dérain è a Colliure, un piccolo centro nell’estremo sud francese, verso i Pirenei, dove immortala sulla tela la drammaticità di quei paesaggi. Con lui, un altro pittore e grande amico, con cui scambia idee e suggestioni: Henri Matisse. Insieme, i due gettano le basi di un movimento nuovo, che prende le mosse dai cromatismi vividi, dalla furia selvaggia della pittura: i Fauve. In questi anni, c’è un altro pittore che vede in Dérain un punto di riferimento e inizia con lui quella che sarà una lunga amicizia, un artista che risponde al nome di Pablo Picasso. Quest’ultimo, proprio grazie a lui si imbatte nella pittura africana, poco prima di, gradualmente, abbracciare quello che sarà il cubismo.
A tal proposito, l’artista francese stringe amicizia anche con Georges Braque, dipingendo con lui nel quartiere parigino della Ruche e iniziando un proficuo scambio di ammirazioni e influenze, nell’incontro tra primitivismo e reinterpretazione del classicismo.
Braque è peraltro uno dei pochi che staranno accanto a Derain quando la fama sarà scomparsa, soverchiata dalle difficoltà che emergono in particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la crisi delle gallerie e del mercato dell’arte. E c’è un altro angelo custode, a cui si deve in particolare la salvezza di molte opere, per lo più sculture, dopo la morte dell’artista: è Alberto Giacometti. Di Derain, quest’ultimo ammira e loda, con lunghe analisi, la capacità di Derain di mutare lo stile rifacendosi alla tradizione, senza mai peccare d’incoerenza: dall’arte greca e romana, fino ai maestri dell’Ottocento, Derain rielabora la tradizione, condensa la storia dell’arte occidentale nella sua firma, in una visione del tutto intima e originale.

Fama e declino di un artista geniale

Nonostante la sua figura riesca a instillare la sacra ispirazione in chi lo circonda, il suo genio a produrre opere dal valore sconfinato, la vita di André Derain è tutt’altro che semplice. L’età dell’oro degli anni Venti e Trenta viene ben presto a scontrarsi con le aspre critiche delle avanguardie: Figure come Breton e De Chirico, per quanto non rinneghino la loro ammirazione, lo accusano di aver esaurito la vena creativa, di un rifugio sterile nella tradizione, che non consente un’adeguata espressione del suo talento. Nonostante ciò, Derain continua a dipingere e scolpire, ossessionato dalla ricerca del segreto delle cose, senza mai tradire una ricerca stilistica per certi versi ossessiva e una coerenza intellettuale innata. Tuttavia, si isola sempre di più dagli ambienti artistici, resta solo.
Neppure la mostra postuma al Musée National d’Art Moderne di Parigi nell’anno della sua scomparsa, il 1954, riesce a calamitare l’attenzione critica su di lui, che si limita a ricordare gli esordi avanguardisti. Sarà necessario attendere quarant’anni, con la retrospettiva del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, per rivederlo adeguatamente riportato sulla scena, con il titolo Le peintre du trouble moderne.

La mostra di Derain al museo di Mendrisio

Oggi, con la collaborazione degli Archivi André Derain e i prestiti di alcuni musei francesi, il Museo d’arte di Mendrisio organizza una retrospettiva sull’opera di André Derain curata da Simone Soldini, Francesco Poli e Barbara Paltenghi Malacrida. Protagonisti 70 dipinti, 30 opere su carta, 20 sculture, 25 progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche, simbolo di una creatività senza posa e senza confini di genere.

André Derain
Sperimentatore controcorrente
Museo d’arte Mendrisio
dal 27 settembre 2020 al 31 gennaio 2021

Immagine in apertura: La clairière, ou le déjeuner sur l’herbe; nel testo: L’Estaque (© 2020, ProLitteris, Zurich).

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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