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A sud del Tamigi, tra le case georgiane e i grattacieli, sorge il teatro operatorio più antico d’Europa: uno dei musei più intriganti (e spesso trascurati) della capitale.

“F ino a poco tempo fa, nella chiesa c’era un ristorante! Cinese!”, mi racconta l’operaio impegnato nei lavori di ristrutturazione. Questa mattina, Londra è più Londra che mai: l’aria fredda risale dal Tamigi e una brina sottile tormenta qualsiasi cosa incontri tra cielo e asfalto, infradiciandomi mentre scappo fuori dal Borough Market.
Quando arrivo qui per la prima volta, la chiesa e parte del museo sono infagottati nelle impalcature e l’irlandese sovraintende i lavori: mi domanda se sono cattolica, come lui, e se è possibile concepire che un posto religioso venga poi venduto e trasformato in un ristorante. Mentre immagino gli affreschi al sapore di involtino primavera gli rivelo che, nella vita, mi stupisco per tutto ma non mi sorprende più niente. Lui però di una cosa si sorprende: perché voglio visitare quel posto che lui trova tanto macabro?
Semplice: perché nella mia personale visione della ricerca storica, credo sia uno dei posti più peculiari, intriganti e trascurati della capitale britannica, al pari di pochi altri. Inizia così la scoperta dell’Old Operating Theatre and Herb Garret di Londra, dopo anni di desiderio.

Una capsula del tempo: la riscoperta del teatro operatorio

È il 1956 quando Raymond Russel, antiquario e collezionista, è impegnato in ricerche sull’ospedale St. Thomas, uno dei più antichi di Londra, e decide di avventurarsi a esplorare l’attico. All’improvviso, spalancando un vecchio ingresso sbarrato, si ritrova davanti all’incredibile: nonostante il grande lucernario e le finestre siano coperti da generazioni di sporcizia, è accolto da una struttura semicircolare, enorme e completamente vuota. Uno sguardo intorno, tra la polvere che irrita le narici e lo squittio dei topi, e nota che l’alimentazione dell’illuminazione a gas, forse persino i colori delle pareti che riesce a intravedere, sono rimasti quelli originali, gli stessi sigillati oltre un secolo prima.
Certo, ai tempi delle esplorazioni di Russel, queste stanze dimenticate sono praticamente vuote. L’uomo però sa bene che nessun luogo simile è sopravvissuto al tempo e inizia le operazioni di recupero, anche grazie a diverse donazioni da parte di filantropi e medici.
Oggi, si possono osservare molti oggetti d’arredo, interamente ricostruiti, che ricreano l’atmosfera del teatro operatorio nel XIX secolo. Tra questi l’iscrizione latina Miseratione non mercede, il tavolo operatorio in legno robusto, un armadio con semplici strumenti e l’attaccapanni, al quale immaginare appeso un camice intriso di sangue.
Giusto, una precisazione: nei primi decenni del XIX secolo, l’Ospedale adiacente il teatro è rinomato per l’insegnamento della medicina. Proprio qui, studenti e apprendisti partecipano e assistono a operazioni chirurgiche live, tendenzialmente molto affollate, durante le quali apprendere tecniche, procedure e utilizzo degli strumenti.
Per chi se lo stesse domandando: le tecniche di antisepsi sono introdotte in medicina nel 1865 da Joseph Lister quindi, fino a quegli anni, è bene dimenticare il concetto di moderna sala operatoria. E, tanto per ricordarlo, anche quello di anestesia, almeno fino al 1846 con il primo intervento di Robert Liston (conosciuto anche per essere il chirurgo più veloce della sua generazione).

Il St. Thomas Hospital: uno dei più antichi ospedali londinesi

Dunque, l’Old Operating Theatre è parte di uno degli ospedali più antichi di Londra, il St thomas. Nel 1862, per far posto a dei lavori ferroviari che mettono sottosopra Londra, viene trasferito: dal giorno del trasloco, il suo teatro operatorio è svuotato, sigillato e consegnato all’oblio per oltre un secolo. In questa storia triste, compare però un lato positivo: nel corso dell’evoluzione della medicina, i teatri operatori si sono difatti evoluti, spesso sono stati chiusi in quanto considerati obsoleti, ma quello di Southwark rimane intatto, come una vera e propria capsula del tempo.
E di tempo non ne ha visto certo poco. La prioria di St Thomas esiste a Londra dal Medioveo (circa il 1100), e nasce per dare alloggio ai pellegrini e cure ai poveri delle strade londinesi. Nasce da qui la costruzione della chiesa e del vicino ospdedale, gestito dai monaci fino a che il Concilio di Tours, nel 1163, non stabilisce che il sangue non possa essere maneggiato dagli uomini di chiesa (già).
L’ospedale continua a esistere durante tutto il Medioevo, fino a quando Enrico VIII, nella sua riforma, lo fa chiudere. Solo alla metà del ‘500 viene riaperto e insignito del titolo di Royal Charter (un documento firmato dal sovrano in persona) dal figlio del re, Edoardo VI, con altri tre ospedali londinesi.
A questo punto, accade però un fatto curioso: il martire non è infatti più lo stesso. Quello degli inizi è il cristiano Thomas à Becket, il nuovo arrivato è Thomas l’apostolo. Qualsiasi St Thomas lo protegga, quando un grande incendio devasta Southwark nel ‘600, l’ospedale non subisce gravi danni, anzi vengono iniziati interventi per migliorarlo. Fino ad arrivare al secolo successivo quando, nel 1751, viene costruito il teatro operatorio (riservato ai pazienti maschi, ovvio) e, nel 1814, istituito il museo anatomico.

I personaggi del teatro operatorio

Tra tutti quelli che si sono avvicendati, c’è un personaggio particolarmente significativo nella storia dell’Old Operating Theatre e il suo nome è John Flint: inizia il suo apprendistato come chirurgo proprio al St Thomas nel 1814 e diventa curatore del museo qualche anno più tardi. Le sue memorie, pubblicate nel 1882, ben vent’anni dopo la sua morte, restano la testimonianza più dettagliata della vita qui dentro, oltre che delle procedure operatorie.
Se dai suoi scritti è possibile ricostruire quanto avviene nel XIX secolo nel teatro operatorio, altri personaggi non sono da trascurare. Un paio di esempi?
Nel 1703, fa il suo ingresso nello staff dell’ospedale Richard Mead, le cui opere sono state di fondamentale importanza nello studio della trasmissione di malattie contagiose (parliamo di peste, non di raffreddore).
Al suo ritorno dalla Guerra di Crimea, fonda qui la sua scuola per infermiere Florence Nightingale, con l’obiettivo di garantire una formazione professionale allo staff medico. Nemmeno a dirlo, fioccano i pregiudizi: da un lato, l’opinione pubblica si riserva il diritto di tutelare la delicatezza delle donne coinvolte nelle pratiche chirurgiche (che pensiero premuroso); dall’altro, non pochi medici sono infastiditi da una possibile influenza nella loro sfera di potere tra le corsie. La scuola viene comunque inaugurata nel 1860.

Il teatro operatorio e il sottotetto delle erbe

In poche parole, la scena che si può immaginare in un teatro operatorio è abbastanza cruda: la luce che illumina la sala dal grande lucernario, supportata dall’illuminazione a gas, un paziente sul tavolo di legno e un chirurgo all’opera, tra urla, schizzi di sangue, olezzo tra amaro e nauseabondo, interesse medico e un tocco di ego professionale.
Accanto a questa sala, un po’ più di quiete: nel sottotetto è infatti possibile vedere anche dell’altro, come l’herb garret, appunto la soffitta delle erbe. Usate sin dai tempi remoti e tutt’oggi componenti fondamentali della moderna farmacologia, va detto che ogni ospedale possiede un proprio giardino botanico e il farmacista è responsabile delle prescrizioni (in assenza del medico responsabile, anche della loro dispensa ai pazienti).
Aggirandosi in questo ambiente, oltre a scoprire quanto sia antica la moderna aspirina, è possibile ammirare elementi di patologia d’epoca, nozioni di pediatria e ostetricia, modelli anatomici in cera rigorosamente perfetti e strumenti chirurgici ottimamente conservati.

Fiondarsi a visitare il teatro operatorio vuol dire, in qualche modo, ripercorrere i passi di Russel (almeno fino alla ristrutturazione): inerpicarsi su per le scalette della chiesa, infilarsi in un corridoio stretto tra le pareti intonacate di bianco, aggrapparsi a una corda come ringhiera per unico eventuale sostegno. E poi sbucare là sopra, nella reception, per accedere al sottotetto e meravigliarsi di esplorare il teatro.
Perché Londra è così: un labirinto di scoperte, pronte a catturarti a ogni angolo.

The Old Operating Theatre and Herb Garret è a pochi passi dalla fermata della metropolitana di London Bridge, 9a St Thomas’ Street – London SE2 9RY.
Sul sito ufficiale, con tutte le informazioni per una visita, è presente anche un fantastico blog (in inglese): oldoperatingtheatre.com

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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