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La mostra “Suono, Parola, Azione” racconta Giuseppe Chiari attraverso alcune delle sue opere, per afferrare l’aspirazione di uno dei maggiori artisti del XX secolo verso un’arte nuova, unica.

C ompositore, musicista, artista concettuale: Giuseppe Chiari è stato tutto questo, una figura d’arte e cultura tra le più brillanti del secolo scorso. Raccontare la sua storia, che si dipana nel corso dei decenni e interseca stili, forme e linguaggi diversi, diventa un passo necessario tanto quanto complesso.

Giuseppe Chiari e la musica come linguaggio di un’arte nuova

Sono gli anni Cinquanta quando Giuseppe Chiari scrive le prime partiture che influenzeranno la sua opera e lasceranno un segno in quella dei contemporanei. A quel tempo, Chiari è vicino a Fluxus e a un’idea di arte senza remore e confini, multimediale, polifonica. Per Chiari, la musica è quel linguaggio in grado di infrangere la tradizione, annientare i secolari confini tra generi e gettare le basi per una nuova espressione d’avanguardia.

Chiari è un artista straordinario, uno degli assoluti protagonisti dell'arte concettuale italiana. Un musicista, un compositore, un intellettuale che rompendo con intelligenza ed ironia ogni schema, attraverso l'arte, ha testimoniato il proprio profondo impegno civile. Questa mostra, intende creare un percorso fatto di suggestioni attraverso alcune delle differenti linee di ricerca che hanno caratterizzato il suo lungo e meraviglioso lavoro.

Stefano VerriCuratore della mostra “Suono, Parola, Azione”

La mostra Suono, Parola, Azione curata da Stefano Verri, è un incontro con la figura di Giuseppe Chiari attraverso trenta opere visive, realizzate tra gli anni Settanta e Ottanta. Quello ospitato nelle sale di Palazzo Bisaccioni, a Jesi, non uno sguardo onnisciente, bensì una breccia nella vasta produzione di Chiari, in grado di rivelare alcuni aspetti della sua poetica unici e archetipici, prima fra tutte, per l’appunto, la riflessione sulla musica.

Suono, Parola, Azione: la rivoluzione di Giuseppe Chiari

Se la partitura rappresenta la base da cui iniziare una nuova teoria musicale, proprio dai pentagrammi di Giuseppe Chiari inizia la mostra. Questi vanno oltre l’essere uno strumento di scrittura della musica e fondamento per l’esecuzione: l’artista infatti li trasforma, dilania, colora. Le partiture sono travolte da scarabocchi e cancellature, un grido di negazione alla regola e, allo stesso tempo, un inno all’arte universale.
Da qui compaiono poi disegni e fotografie, in particolare interessanti due scatti di Giuseppe Melotti, che inseriscono Chiari nel contesto artistico sperimentale.

Giuseppe Chiari. Suono, Parola, Azione
a cura di Stefano Verri
Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Palazzo Bisaccioni
Piazza Colocci 4, Jesi (AN)
dal 27 giugno al 22 novembre 2020
Ingresso libero. Orari di apertura: da lunedì a domenica, dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30
Per info: www.fondazionecrj.it

In apertura: “Senza Titolo”, 1978; nella galleria: due “Senza Titolo” , 1987, e “Punto”, 1979 (Courtesy Collezione Roberto Casamonti).

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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