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Sull’isola di San Giorgio a Venezia, le Vatican Chapels trasformano una visita tra natura e architettura in un’esperienza multisensoriale, grazie a una vera e propria colonna sonora firmata da Antonio Fresa.

L’ Isola di San Giorgio, a Venezia, è di per sé unopera darte, creata dalla natura e modellata dalla storia. Qui, tra le altre bellezze, un paio di anni fa sono sorte le Vatican Chapels, in occasione della Biennale Architettura. Da quel giorno, queste opere sono diventate elemento in dialogo costante con il patrimonio artistico e paesaggistico. E, lo scorso giugno, a poche settimane dal termine dellisolamento causato dalla pandemia, sono diventate il luogo simbolo di una rinascita.

Le Vatican Chapels, dell’incontro tra arte ed esperienza culturale

Le Vatican Chapels sono un padiglione diffuso ispirato alla cappella nel bosco di Gunnar Asplund, architetto svedese che la realizza 80 anni fa, nel cimitero di Stoccolma. A Venezia, decenni dopo, dieci architetti realizzano ciascuno una cappella nel bosco della Fondazione Cini, riflettendo ciascuno il proprio stile, permeando ogni opera con la singola personalità e sensibilità, utilizzando materiali e stili più diversi. Il risultato finale è una sorta di non-luogo, dove è onnipresente la forza dello spirito, nel quale astrarsi, perdersi e ritrovarsi.
La nuova idea per visitarle e viverle è semplice e, proprio per questo, vincente: è Ilaria D’Uva a ripensare alle Vatican Chapels come un modo nuovo per fruire di arte e natura, nel rispetto delle regole di distanziamento sociale ma senza per questo rinunciare a un’esperienza culturale di grande impatto. Un piccolo inciso: Ilaria D’Uva gestisce un’azienda che, dalla fine degli anni Cinquanta, si occupa di sviluppo di tecnologie e servizi museali in Italia; in particolare, a Venezia, cura le visite alla Fondazione Cini e al bosco ed è la responsabile dell’apertura del San Giorgio Café (il bistrot dell’isola) con Filippo La Mantia.
Così, passeggiando nel verde di San Giorgio con delle audioguide, è possibile ascoltare una vera e propria colonna sonora realizzata per il progetto architettonico, con musiche composte ad hoc, evocative, immaginifiche. Il loro autore? Antonio Fresa.

L’idea di Antonio Fresa per le Vatican Chapels di Venezia

Il compositore della colonna sonora è, appunto, Antonio Fresa, già al lavoro per musiche di cinema e tv, nonché candidato a Nastri d’Argento e David di Donatello con Gatta Cenerentola. L’idea di sonorizzare questo luogo nasce non come semplice colonna sonora alle audioguide, bensì consente di immergere totalmente il visitatore – spettatore nella visita. La passeggiata nel verde, alla scoperta delle diverse installazioni, diventa così un’esperienza sensoriale unica, dove vista e udito consentono una diversa percezione dell’ispirazione di cui sono carichi questi luoghi.
Fresa ha creato undici composizioni, una per ciascuna delle installazioni, più il tema Close Afar riservato al Padiglione Asplund, firmato da Francesco Magnani e Traudy Pelzel, un vero e proprio preludio narrativo alla visita.
Sono archi e pianoforte a costruire il canone comune dei diversi brani, in grado di armonizzarsi perfettamente con le opere architettoniche e lo spazio paesaggistico dell’isola: non musica didascalica, bensì una struttura evocativa in grado di far emergere una nuova dimensione dalla visita.

Il parco strumentale abbraccia poi altri strumenti, interessanti ad esempio vibrafono, marimba, percussioni diverse che compaiono nella trama sonora. Ed è da evidenziare, soprattutto in ambito percussivo, la stretta relazione tra lo strumento stesso e la materialità dell’opera, le sue caratteristiche. Ad esempio, il metallo che rivive nel suono dei flauti; il trio di violino, viola, violoncello a sottolineare una struttura costruita sul concetto del numero tre.

In questo brano risuonano le campane per una torre che Godsell ha immaginato alla stregua dei tozzi campanili veneziani. La musica diventa elemento architettonico e archetipico, simulando il movimento sonoro delle campane, e chiede all’ascoltatore di rivolgere il proprio sguardo verso la porzione di cielo che sembra essere solo e soltanto l’affresco che la natura divina ha disegnato per chiudere il perimetro superiore dell'opera. In questa composizione si crea un’intimità speciale con chi ascolta, una vicinanza con l’esecuzione.

Antonio FresaOpera IF I WANT A BELL di Sean Godsell

Tutti i brani, oltre a essere presenti nelle audioguide, sono raccolti in un disco, Vatican Chapels – A soundtrack experience, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Ovvio, però: una visita è estremamente caldeggiata, l’esperienza immersiva dell’arte è viva e unica.

Immagine in apertura di Alessandra Chemollo con Ginevra Formentini; foto di Antonio Fresa di Giuseppe Bifulco.

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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