Skip to main content

Tell Uric è il quinto disco di Luigi Porto, sintesi artistica e specchio di una società, americana in particolare, investita da una radicale e necessaria rivendicazione di cambiamento.

Il nuovo disco di Luigi Porto è al contempo taccuino di pensieri, cronaca delle contraddizioni di una società intera, amplificatore di voci per chi la propria non ha modo di farla ascoltare. La poetica del disco unisce così alla musica la riflessione sociale e politica, muovendosi nella contemporaneità, assegnando al gesto artistico un ruolo attivo.
Tell Uric è il quinto lavoro di Porto, che qui modula i registri espressivi, si avvale di una coralità di contributi, crea un lavoro ricco di sfumature e contrasti, come la realtà stessa.

New York, come l’America intera, è fondata sulla schiavitù. Quando facemmo le manifestazioni per Black Lives Matter, ci davamo il pugno con tutti i camionisti, postini, spazzini, trasportatori, delivery, nessuno di loro era bianco, e tutti lavoravano per i bianchi. Quando ebbi modo di scoprire che alcuni pensatori tradizionalisti usavano il termine tellurico per civiltà considerate inferiori, pensai che era proprio questa l’umanità che mi interessava, quella dei numeri dopo la virgola, fatta da chi per quanto si sforzi non tocca mai il cielo.

Luigi Porto

Da sempre, Luigi Porto è un compositore che fa dell’eclettismo il tratto distintivo, muovendosi con sicurezza dall’elettronica alla sinfonica, attraversando i territori vasti del sound design: con Tell Ulric, in particolare, torna ad affacciarsi la forma classica della canzone, con una corporeità definita, elettrica.
Tuttavia, non manca la ricerca, stilistica e compositiva, che consente di utilizzare diversi registri, timbri, linguaggi per raccontare il mondo intorno. Inoltre, altro tratto distintivo del disco è la già accennata coralità: nell’album sono infatti presenti numerosi artisti, provenienti da altrettanti mondi musicali, che vanno dal jazz alla lirica, senza dimenticare il rock, un crogiuolo di contributi e influenze che si amalgamano alla perfezione sotto la guida di Porto.

Nota a margine: il disco è stato apprezzatto da un certo Angelo Badalamenti, una sorta di chiusura del cerchio per un compositore che si racconta come «cresciuto con la cassetta di Twin Peaks nel walkman».

Vivo a Washington Heights, che insieme a East Harlem è l’unica parte ancora working class di Manhattan: vivo nei luoghi della classe lavoratrice composta da afroamericani e ispanici. Il loro stile di vita è ormai una bolla, contro la quale preme giornalmente da ogni lato lo spettro della gentrificazione. Così è nata una raccolta di storie, pensieri e frammenti che per me rappresentano la sovrapposizione del concetto di casta e classe, una sorta di inevitabilità, predestinazione sia a livello sociale che – tra parecchie virgolette – spirituale.

Luigi porto

Infine, non certo per importanza, nel progetto è presente il brano Uljhan, tema del film indiano omonimo. La pellicola, un thriller presentato di recente al Santa Barbara Film Festival, affronta temi legati a classe religiosa e casta sociale, legandosi a quelli presenti nel disco.

Tell Uric è un lavoro solido, che si impone con sonorità accese, raffinato nella composizione, variegato nelle influenze, cesellato con cura infinita nella rappresentazione (e denuncia) di un mondo in radicale e necessaria trasformazione.

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

Leave a Reply

Verified by MonsterInsights