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La mostra “Iggy Pop The Passenger. Fotografie di Esther Friedman” è un omaggio a un artista unico e a un periodo che ha cambiato la storia del rock. A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino.

B asta una manciata di attimi per cambiare la storia, per sempre: ed è proprio ciò che accade durante il periodo berlinese di David Bowie e Iggy Pop. Pochi anni, durante i quali prendono forma alcuni dei dischi più importanti della musica recente,  che plasmano intere generazioni e da cui non è più possibile prescindere. Oltre ai musicisti, anche scrittori, registi e pittori sono influenzati da quell’alchimia che nasce al 155 di Hauptstrasse, domicilio dei due artisti.

David Bowie e Iggy Pop a Berlino

È la fine del 1976 quando Iggy Pop e David Bowie si trasferiscono a Berlino. Entrambi con l’intenzione di abbandonare oltre l’Atlantico le dipendenze da droghe ed eccessi, entrambi in cerca di ispirazione per donare nuova linfa vitale alle proprie carriere. Bowie, attratto dalla creatività tedesca e dalla musica di Neu! e Kraftwerk, ha un ruolo importante nella vita di Iggy: diventa il produttore di The Idiot e il sodalizio continua con l’album successivo Lust For Life. Inoltre, sale sul palco come tastierista nel tour europeo, a consacrare un sodalizio che è diventato leggenda.

A Berlino, le due rockstar possono camminare per strada ammantati dall’anonimato, volti tra la folla, anime in cerca di rendezione. In quegli anni, la città sospesa, in bilico tra due mondi e tagliata in due da un muro. Per sua stessa natura, Berlino è una fucina creativa, che compone sinfonie dalle proprie ceneri: il lato Ovest, in particolare, è un’enclave occidentale immersa nel grembo della DDR, con un respiro culturale unico, che aleggia tra gli splendori di Weimer e il rigore socialista, scivola sul filo teso che inquieta il mondo intero, quello che contrappone due potenze, che elettrizza nervi e terrori della Guerra Fredda. Lo stesso muro, simbolo di divisione e allo stesso tempo aspirazione di tutte le libertà, è evocato in “Heroes” di Bowie, il secondo disco della trilogia belinese dopo Low e prima di Lodger.
Non a caso, proprio qui, pochi anni dopo, nascono realtà come Einstürzende Neubauten e Nick Cave & The Bad Seeds iniziano il loro lungo cammino. Ancora, band alla disperata ricerca di nuova ispirazione, proprio come Bowie e Iggy, si fionderanno qui, dai Depeche Mode agli U2. Eccola, la fucina creativa berlinese.
Ed ecco entrare in gioco Esther Friedman, professione fotografa, nata a Mannheim (poco distante dal confine francese): sono suoi gli scatti più belli di Iggy Pop.

Vita e arte con Esther Friedman

Nei sette anni insieme, Esther Friedman e Iggy Pop condividono vita privata e ispirazioni artistiche, attimi documentati negli scatti della fotografa che ritraggono il loro appartamento di Berlino, ma anche il tour negli Stati Uniti e una vacanza in Kenya. Un’alchimia intima e sfaccettata li lega, ma unisce anche le figure di performer e fotografa: l’obiettivo cattura la plasticità delle esibizioni di Iggy, ma non si lascia sfuggire qualcosa di più. I dettagli del volto, sguardi e gesti, in una sorta di rimando a quell’Espressionismo tedesco adorato da Bowie nei giorni berlinesi, donano alle foto della Friedman uno splendore raro.

La mostra Iggy Pop The Passenger. Fotografie di Esther Friedman presenta 25 fotografie e una proiezione che ricostruisce le strade di Berlino, Est e Ovest, nei giorni in cui questa scintilla artistica è scoccata.
La rassegna è visitabile negli spazi di ONO Arte Contemporanea a Bologna (via Santa Margherita 10), dal 7 novembre all’8 dicembre 2019.

Immagini ©Esther Friedman 2019

Samantha Colombo

Sono un'entusiasta delle parole per professione, etnomusicologa di formazione: scrivo, su carta e online, aiuto le persone a esprimersi attraverso la scrittura e navigo serena nella SEO editoriale. Un paio di cose su di me? Nell’anno della mia nascita, i Talking Heads pubblicano «Remain In Light» e la Cnn inaugura le trasmissioni.  Ho una newsletter, i Dispacci, e il mio primo romanzo è «Polvere e cenere».

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